
Non è vero, non potrei mai essere una vacca da latte. Oppure, potrei esserlo ma sarei una vacca da latte molto infelice.
In una vita precedente, infatti, devo aver fregato la morosa, o l’ultimo pezzo di torta, a un qualche casaro che poi si è vendicato lanciandomi la maledizione del lattosio ambulante. Così adesso, ogni volta che mangio un latticino, poi questo deambula nel mio intestino per il resto del pomeriggio, e per me, che il principe azzurro me lo immagino venirmi incontro a cacio-cavallo, non è esattamente una bella storia. Figuriamoci se fossi fatta anche della stessa sostanza di cui sono fatte le ricotte! Sarei l’artefice della mia stessa fine (e di un aumento esponenziale del buco nell’ozono).
Insomma, non sto per trasformarmi in una vacca da latte. Ho scelto questo titolo solo per attirare la tua attenzione (muahahah). E poi perché mi piacerebbe essere una vacca da latte è stato il mio tormentone estivo.
Durante le vacanze 2021, infatti, ho incontrato un fracco di mucche. Vorrei raccontarvi che ho una mente sofisticata che di fronte a cotante bovine incomincia a fantasticare di vecchi tempi bucolici e perduti, ma no. La mia mente è decisamente sempliciotta e ogni volta che vede una mucca al pascolo intona un Pandooooooora o, per non risultare troppo ripetitiva, rispolvera il budino al latte con le macchie super goloso super gustoso, mù mù!
Alti livelli insomma. Comunque, dicevamo che ho incontrato un sacco di mucche e quindi potete immaginare che non ho trascorso le vacanze estive a Portoverde di Misano Adriatico – che tra parentesi è un posto di tutto rispetto e di cui vi parlerò presto! Non le ho incontrate nemmeno sulle pendici del Gran Sasso, che, a giudicare da selfie e fotuzze varie, è stato una meta turistica piuttosto gettonata. E meno male! Perchè passare l’estate in un Beach club sdraiat* su un materasso quando possiamo scarpinare sul Gran Sasso?
Dunque, non era Misano, non era l’Abruzzo, ma… la Basilicata, signore e signori! Terra verde e generosa, casa di due Parchi Nazionali sui quali auguro a tutti di alzare la cresta almeno una volta nella vita: il Pollino e l’Appennino Lucano. Scordatevi Matera, e pure sua sorella Maratea. C’è un mondo di borghi arroccati, faggete, birrette e mucche tutto da scoprire. (Non che la birra sua una tipicità lucana, ma si sa che per camminare il luppolo è essenziale).
Io questo mondo non lo conoscevo ancora e così ho bene di recuperare con un corso intensivo di flora e fauna lucana articolato in dieci giorni di cammino in Appennino.
Qui devo fare una confessione. Fino al giorno prima di partire ero convinta che avrei fatto il Basilicata Coast to Coast. Sempre perché non faccio niente prima di essermi informata a fondo su quello che mi aspetta1, ho pensato che la Basilicata fosse troppo piccola e insignificante per ospitare due cammini di più di una settimana. Sarà sicuramente il trekking del film di Rocco Papaleo!
Ebbene no: in Basilicata ci sono i sassi di Matera, ma anche tante mucche e la possibilità camminare per quasi venti giorni, da costa a costa prima e da nord a sud poi. Anzi, forse sarebbe meglio il viceversa, così si butta giù un pò di panza in Appennino e si è infisicatissimi per transumare da costa a costa, da caletta a birretta.
Fortunatamente per me, costa o Appennino non aveva poi così tanta importanza: non ero io a dovere organizzare tappe e pernotti. Un gruppo di supereroi lo avrebbe fatto per me, e per chiunque avesse espresso il desiderio di camminare la Basilicata.
Già, perchè per me i supereroi camminano lenti con grandi zaini in spalla e i piedi pieni di vesciche, e di certo non hanno gli addominali scolpiti! D’altronde, chi cammina lo sa: km che vai, piatto tipico che trovi. E mica puoi pensare di digerire tutti quei formaggi tipici con un bicchiere di acqua! (A questo proposito, prendetevi qualche minuto per leggervi le storie del Kambu su tutto quello che si è mangiato lungo il Sentiero Italia).
I miei supereroi hanno le guance piene di vita, di tavole calde, di tovaglie a quadri, di intrecci di storie e di sentieri (E poi, una persona che ti organizza le vacanze senza che tu debba fare il minimo sforzo – a parte camminare 25 km al giorno in montagna lol – non può che essere un supereroe!). Chissà, magari un giorno su zaini, diari e astucci non ci saranno più Batman o super saiyan, ma gente che cammina e ama la vita e celebra la montagna. E dopo pranzo, a bersi una birra dentro i nostri teleschermo non sarà più Homer Simpson ma una simpatica viandante che dopo una mattina di cammino si concede una pausa rinfrescante. Chissà! Per il momento, sono felice di comunicarvi che il lunedì sera in tv non c’è solo il Grande Fratello vip (scusate, mi assento un secondo perchè mi è venuto un brivido di freddo…) ma anche “Giovani e Montagne”, una mini serie tv dedicata ai supereroi del futuro. Tutti i lunedì sera su laeffe, canale 135 di Sky, ore 21:10, in streaming su Skygo e NowTv.
A piccoli passi conquisteremo l’Italia e la prima serata su Canale 5, stay tuned!
Insomma, ormai dovreste avere capito chi sono i supereroi e le supereroine di cui sto parlando. Sono Sara, Yuri, Giacomo, Martina, Francesco, Andrea, Diego e “il Giova”, sei ragazzi e un ragazzone che tre anni fa hanno deciso che da Trieste avrebbero attraversato tutta l’Italia a piedi (o in furgone), fino a Messina, per raccontarne le Alte Vie, le storie, i vuoti, i silenzi ed i sorrisi.
Il Primo Maggio 2019 Và Sentiero è partito da Muggia, in Friuli Venezia Giulia, per concludersi sabato scorso, 25 Settembre, a San Jachiddu di Messina, lasciandosi alle spalle 7.000 km, 20 regioni, 364 tappe e una cosa come 350.000 metri di dislivello positivo. Mega lol.
Tre anni stracolmi di vita e, quindi, anche di incidenti di percorso. Uno, in particolare, ha modificato il percorso non solo del Sentiero Italia ma anche di tutti noi. Chi avrebbe immaginato che il nemico principale del Cammina con noi sarebbero state le mascherine e non la solita scorta di Compeed.
Ma io, che vedo sempre il bicchiere mezzo pieno (forse lavorare in cantina aiuta?), ho trovato un lato positivo in questo stravolgimento di tappe. Grazie al rallentamento della spedizione, infatti, la scorsa estate siamo riusciti ad aggiungere una piccola deviazione al percorso di Và Sentiero avendo l’opportunità di ospitare Sara, Giacomo, Martina, Andrea e Giovanni nella nostra Vignola. Più che una tappa cardio, è stata una tappa carbo, ma vuoi passare più di 12 ore a Vignola e non assaggiare Lambrusco tigelle gnocco fritto tortelloni Barozzi e bensoni?
Fu una deviazione breve ma intensa, non solo per la quantità di strutto e Grasparossa. Quella con Và Sentiero è stata anche la prima serata dei Ciappinari – l’Associazione di promozione sociale nata da una birra con le amiche in piena pandemia – nel cortile dell’ex lavatoio pubblico di Vignola. Era il 26 agosto 2020 e abbiamo proiettato in anteprima mondiale il documentario sulla prima parte dell’avventura Sentiero Italia, dal Friuli Venezia Giulia a Visso, nelle Marche.
Io ero agitatissima: i miei supereroi stavano per invadermi casa, e chissà se qualcuno si sarebbe fatto vivo al primo evento Ciappinari!
Fortunatamente, quando si mescolano insieme montagne, cammini, spiriti liberi e cuori sinceri, il risultato finale non può che essere una bomba, anche senza l’aggiunta di zuccheri.
Oggi, a Vignola, questi ragazzi li conoscono in tanti. Forse nessuno è riuscito a camminare con loro, ma non è questo il punto. Persino io, che li seguo dal giorno uno e mi feci pure “regalare una tappa” del crowdfunding per il compleanno, ho rischiato di non raggiungerli. Come in tutte le cose, infatti, ho rimandato e rimandato e rimandato all’infinito finché mi sono resa conto che ‘sti ragazzi camminavano più veloce del previsto e ormai ne erano passati di tempo e di chilometri dalla ripartenza da Visso. Così mi sono catapultata su un Flixbus direzione Lagonegro con la stessa veemenza con cui mi catapulto in cucina ad impastare quintali di focacce su cui spalmare tutte le verdure e i frutti che compro al mercato per uno spuntino che poi verrà, appunto, rimandato all’infinito. Comunque, sembrava impossibile ma alla fine ce l’ho fatta, ed è stata la vacanza-esperienza-scarpinata-meditata più bella e piena dei miei ultimi due anni. Non solo perchè ho dormito in amaca per quasi due settimane (yo!) ma anche e soprattutto perchè, dopo mesi di vita vissuta dentro uno spremiagrumi, finalmente ho avuto il tempo e la compagnia giusta per ritornare all’essenziale. E per me l’essenziale sta tutto dentro uno zaino Decathlon da 50 litri. Alla peggio, il salame lo si appende all’esterno insieme al sacco a pelo.
Divagazione sulla mia gioia di essere stata parte di questa avventura a parte, il punto a cui volevo arrivare era un altro. Il mio punto di oggi è che sono felice di sapere di condividere l’Italia e il futuro con ragazzi come Sara, Yuri, Giacomo, Martina, Francesco, Andrea e Diego. A qualcuno potrebbero sembrare un gruppo di pazzi e irresponsabili: mollare tutto per camminare tre anni. Secondo me ci vuole molto più coraggio ad attraversare l’Italia a piedi da Nord a Sud che a fissare lo schermo di un computer per 8 ore al giorno aspettando solo che arrivino le 18 per bersi uno spritz in centro città (ops, mi è scappato). Ci vuole coraggio, amore per il proprio Paese, senso di appartenenza e desiderio di unione e condivisione. Tante belle qualità che solo dei veri supereroi possono urlare a testa alta di possedere appieno.
I paladini dell’Italia che vorrei sono così, un po’ sudati e puzzolenti ma con occhi pieni, sinceri, e contenti. Perciò sono felice che a Vignola, dove vivo e trascorro la maggior parte del mio tempo, molte persone sappiano che cosa è Và Sentiero. E lo sarò ancora di più quando nei negozi di giocattoli non ci saranno più supereroi a bordo di un’automobile dal velocissimo motore, ma tanti Giova che guidano il furgone.
Forza ragazzi!

- Un po’ come quando, in procinto di camminare verso Santiago, avevo deciso di raccogliere qualche informazione sul cammino tra le pagine di un libro che raccontava le avventure di un artista quarantenne in declino di nome Antonio lungo le tracce del Sentiero del Nord, da Irun a Santiago. Peccato che io ne avrei poi fatto un altro, di cammino, e Irun non l’ho vista manco dal binocolo perchè sono partita da Saint-Jean-Pied-de-Port. Ho iniziato a realizzarlo quando, a metà cammino, effettivamente non si era ancora vista manco l’ombra di un bagnino. Sai com’è, l’oceano è al Nord. Lol.