Ciao, tu! Innanzitutto, grazie per dedicare minuti preziosi della tua vita alla lettura di questo blog: prometto solennemente di fare del mio meglio per strapparti un sorriso e far sì che non sia tutto tempo perso.
Ci siamo mai parlati prima? Tenendo conto che potrei parlare per ore e ore anche con uno spaventapasseri, probabilmente sì! Ma ci sarà sicuramente qualcuno di voi che non ha idea di chi io sia, quindi meglio riavvolgere il nastro e cominciare dal principio.
Mi presento: mi chiamo Federica – febegu tutto-attaccato-senza-distinzione-di-nome-cognome-genere-e-numero per gli amici – ho 18 anni da un po’ di anni e ho un problema: cammino troppo! Tu dirai, e che problema c’è? Caro mio, ti assicuro che invece è un problema di quelli con la P maiuscola! Perché, se è vero che camminare stimola la creatività, è altrettanto vero che ogni giorno il mio cervello frulla più di un minipimer alla sagra dell’hummus di ceci. In campagna ed in città, ogni giorno passeggio con il naso all’insù e partorisco tante di quelle idee, ma tante di quelle idee, che ho dovuto infilare un diarietto e una penna in ognuna delle mie borse, per essere certa di fermarle tutte sulla carta prima che il vento – e la mia testa smemorata – le facciano volare via.
Partorire tante idee è entusiasmante, perciò non spaventatevi se mi sorprendete ridere da sola mentre cammino per Vignola, o cantare a squarciagola ferma al semaforo rosso: starò semplicemente partorendo una nuova idea. Ahimè, però, a volte può risultare anche stressante: ci sono talmente tante cose che vorrei fare che anche se la mia sveglia è puntata alle 6 del mattino, alle 6:01 ho sempre la sensazione che la giornata sia ormai agli sgoccioli e come al solito non riuscirò a portare a termine tutte le mie missioni.
Per questo ho pensato di aprire un blog.
Sì, un blog. Perché tutte queste idee che ronzano nella mia mente io sento il bisogno di condividerle. E’ una sensazione strana, che solo se hai provato a tua volta potrai capire fino in fondo. Ma è lì, e non posso fare altro che assecondarla. E allora, vorrei che questa pagina diventasse uno spazio sincero, inclusivo e senza pretese in cui condividere con voi pensieri, parole, opere e omissioni e, perché no, strapparvi un sorriso!
Ho deciso di chiamarlo TIGELLA VAGABONDA perché volevo un nome che fosse avventuroso, buffo, curioso, e casalingo al tempo stesso – proprio come me, che da un lato mi bastano un sorriso e una birretta per sentirmi a casa anche dall’altra parte del mondo, ma dall’altro sono profondamente e sinceramente attaccata alla mia casa, alla mia città, e a quell’inconfondibile profumo di tigelle che ti scalda il cuore e guarisce ogni male (colesterolo a parte). Così, lo scorso anno, dopo essermi laureata in International Management all’Università Bocconi di Milano, ho capito che non è che avessi poi troppa voglia di International e, dopo cinque annetti di gironzolamenti a destra e a manca, ho deciso di tornare a casa, a Vignola, che voi tutti fareste bene a conoscere perché è qui che crescono le ciliegie più rosse, succose, e toptop del pianeta. Un anno e una pandemia dopo, benedico il giorno in cui ho avuto il coraggio di dire addio a figa, zio, risotto e ossobuco per ricongiungermi con pan, parsòt, tigelle e lambròsc! Perché qui a Vignola si sta bene, ma bene davvero, e, se riuscirò nella missione impossibile di trasformare la casa in cui abito con la mia famiglia in un bell’ostello marcondirondirondello, sarete tutti i benvenuti per vivere di persona questa magia che profuma di casa, di unto, e di bottoni dei pantaloni che non si allacciano più.
Vini, mercatini, e cammini, invece, sono le mie passioni, e di cui quindi leggerete in queste pagine. Giusto due parole, perché non posso mica rovinarvi la sorpresa.
Nella vita, quando non lavoro e non cammino, ho spesso un bicchiere (mezzo pieno, ovviamente!) di vino in mano e, ahimè, l’occhio ballerino… ma non pensate male! Sto semplicemente lavorando sodo perché da grande mi piacerebbe diventare un sommelier. I primi due livelli li abbiamo già superati, adesso manca solo il terzo e poi sarò io a preoccuparmi che i vostri bicchieri siano sempre mezzi pieni quando siete fuori a cena!
Per quanto riguarda i mercatini, invece, beh spulciare tra banchetti e bere birrette ai mercatini è senza dubbio il passatempo preferito dei miei fine settimana. Ultimamente, poi, ho scoperto che i mercatini sono divertentissimi anche da organizzare e così di tanto in tanto io e mia sorella sparpagliamo pallet per tutto il giardino, racimoliamo un branco di zie pulci che come noi hanno gli armadi straripanti di scheletri, cuociamo litri e litri di vinbrulè… et voilà! Il giardino è magicamente diventato un mercatino, finchè genitori stizziti non ci separino. Di questa malattia scriverò molte storie, ma se non riuscite ad aspettare fino al prossimo post date una sbirciatina al Mercato delle Gemelle.
Insomma, più o meno questo è tutto quello che c’è da sapere su di me e su questo piccolo blog. Se avete letto con il sorriso sulle labbra, sono felice! In caso contrario, quando mi incrocerete a spasso per Vignola vi autorizzo ufficialmente a farvi offrire un caffè (se non risponderò al vostro richiamo però sapete perché: sto partorendo una nuova, spaventosa idea!)